STORIA DEL MONTE VERITÀ - LA COMUNITÀ UTOPISTICA CHE SOGNAVA UN MONDO MIGLIORE

Sonntag 23.01.22
da: Filippo Armati

A Firenze, il Museo Novecento ospita fino al 10 aprile 2022 "Monte Verità. Back to nature", una mostra racconta la storia della comunità di Ascona, in Canton Ticino, che vide tra i protagonisti anche Rudolf von Laban, Gropius, Paul Klee, Carl Gustav Jung e Isadora Duncan.

La mostra ripercorre l’importante e fondamentale esperienza di condivisione che pone le basi del pensiero ecologista, anti-industriale e libero dalle imposizioni della società moderna di tutto il Novecento e di oggi.


Il tutto inizia a cavallo tra Ottocento e Novecento, quando il Ticino diventa destinazione privilegiata di un gruppo di persone che cercavano un’alternativa alle rigide convenzioni sociali, all’urbanizzazione galoppante e a uno stile di vita sempre più lontano dai ritmi propri dell’uomo e della natura.


Si può dunque dire che dal 1900 in poi il monte Monescia sopra Ascona diventa un polo di attrazione proprio per chi cerca una vita alternativa. I fondatori giunsero da ogni dove: Henri Oedenkoven da Anversa, la pianista Ida Hofmann dal Montenegro, l’artista Gusto Gräser e il fratello Karl Gräser dalla Transilvania: sono loro a ribattezzare il Monte Monescia "Monte Verità". Costruirono delle capanne in legno in cui la luce potesse entrare abbondante, perché l’elioterapia era una tra le diverse modalità con cui meglio ritrovare se stessi e stare meglio. Si dedicarono al giardinaggio, alla coltivazione e al rispetto della natura, adottando una dieta vegetariana. Praticavano la meditazione e si esponevano costantemente a aria, sole e acqua così da ricollegarsi in modo anche ancestrale ai cicli naturali, stagionali e meteorologici. Pian piano il gruppo di residenti si ampliò, e si aggiunsero l’anarchico Bakunin, il coreografo ungherese Rudolf von Laban, il teorico anarco-comunista Pëtr Kropotkin, il dadaista Hugo Ball, la danzatrice Isadora Duncan, il grande scrittore Hermann Hesse; e, ancora, l’architetto del Bauhaus Walter Gropius, gli artisti Hans Arp e Paul Klee, Carl Gustav Jung, il curatore Harald Szeemann ed altri.


Negli anni la comunità fu raggiunta da pensatori da tutto il mondo: teosofi, riformatori, anarchici, comunisti, socialdemocratici, psicoanalisti, scrittori, poeti, artisti e alla fine emigrati di entrambe le guerre mondiali. Tra tutti i partecipanti e residenti c’era un’organizzazione sociale basata su un sistema cooperativo, alla base dell’emancipazione di ogni individuo e di una libertà necessaria per l’autocritica e per il benessere di corpo e anima.


Una parte della mostra l dedicata alla danza, grazie alla scuola che Laban creò in loco, raggiunto da allievi come Mary Wigman, la Isadora Duncan o la danzatrice gotico-egizia Charlotte Bara che edificò il suo teatro alle pendici del Monte, affidandone la costruzione a un altro architetto dai modi Bauhaus Carl Weidemeyer. Due preziosi abiti di Charlotte, legati alle sue danze sacre dialogano in mostra con scatti e filmati originali delle lezioni di Laban.


Per maggiori informazioni: www.museonovecento.it.