L’esclusione della formazione artistica nella danza colpisce gli operatori culturali ancora più duramente che in altre discipline. I professionisti della danza spesso passano all’insegnamento solo dopo la fine della loro carriera artistica, durante una riqualificazione. Coloro che non sono più attivi artisticamente, ma insegnano esclusivamente, si ritrovano esclusi dal ricevere gli aiuti di emergenza Corona. Chi gestisce una scuola di danza, conduce laboratori o è attivo in progetti di mediazione, come le compagnie di danza che realizzano anche progetti di stage per le scuole, continua ad essere escluso dalla rete di sicurezza delle misure di sostegno.

La Confederazione sottolinea espressamente che i cantoni sono liberi di ampliare la cerchia dei beneficiari. La Confederazione contribuirebbe al 50% dei costi. È quindi ancora più incomprensibile il fatto che molti cantoni abbiano finora rifiutato di sostenere tutti coloro che si impegnano per la formazione dei giovani artisti, e quindi anche per la diversità culturale nel nostro paese. Solo alcuni cantoni hanno finora fatto uso di questo margine di manovra, come Neuchâtel, Ginevra, Basilea Città e Zugo. Il Cantone Ticino ha recentemente deciso che anche gli istituti di formazione culturale privati hanno diritto alle indennità di perdita di guadagno e quindi anche le scuole di danza. Sarebbe necessario che altri cantoni seguano il loro esempio, perché nonostante le aperture prolungate dal 19 aprile, numerose strutture e posti di lavoro nell'educazione culturale sono in grave pericolo.

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